lunedì 15 giugno 2009

Tesori nascosti d’Italia

A Palestrina, una cittadina alle porte di Roma c’è un “gioiello” nascosto un edificio del II secolo a. C. che vanta uno stato di conservazione unico nel panorama dell'epoca e con una struttura muraria di quasi venti metri d'altezza, ricca di sofisticate decorazioni ornamentali.
Una testimonianza di architettura ellenistica che non ha eguali in Italia e che gli archeologi chiamano Aula absidata.
Questa meraviglia da anni è in attesa di essere restaurata come racconta la sopraintendente archeologa del Lazio Sandra Gatti: "Dopo sei anni di stallo, siamo in attesa ora della gara di appalto per iniziare i lavori che ci consentiranno almeno entro un anno la sistemazione del monumento e l'apertura al pubblico”.
Questo progetto oltre al pregio artistico, apre anche nuove aspettative nel mondo degli studiosi, perché gli accertamenti archeologici fin qui condotti hanno riportato alla luce un patrimonio straordinario che farà luce su dubbi di carattere architettonico che fin’ora hanno diviso generazioni di archeologi. Il nome di Aula absidata è da ricercare nella sua planimetria rettangolare culminante in una grande abside che ha la struttura di una monumentale grotta naturale, alta dodici metri, scavata nella roccia calcarea viva che trasuda ancora acqua, una sorta di ninfeo di palpabile suggestione decorato con nicchie disposte su due ordini, dove venne ritrovato il celebre mosaico del Nilo, capolavoro assoluto di maestranze greco-alessandrine, oggi conservato al Museo nazionale archeologico Prenestino della cittadina.
Come tutti i tesori che si rispettino le meraviglie dell'Aula Absidata sono nascoste. Lo sono state per secoli perché l'edificio antico venne riconvertito in episcopio della città per poi essere utilizzato come seminario vescovile legato alla vicina cattedrale di S. Agapito. Con il risultato tragico che l'antica architettura fu letteralmente trasfigurata da scellerati rimaneggiamenti moderni che ne alterarono la lettura originaria.
"Il recupero dell'Aula è stato assai delicato e difficile, ha necessitato una coraggiosa operazione di sventramento di tramezzi che avevano segmentato in tante stanze l'originaria planimetria, mortificando anche il raffinato mosaico a micro-tessere bianche (dai 2 ai 5 millimetri di lato) che rivestiva tutta la pavimentazione. Dopo è stata necessaria un'operazione di rimozione di cartongessi e controsoffitti che avevano ridimensionato la vertiginosa altezza dell'ambiente, ma soprattutto di eliminazione del pesante strato di intonaco bianco che aveva completamente occultato gli apparati decorativi sulle pareti. Ne vengono fuori duemila metri quadrati di struttura muraria in "opus incertum" (oggi articolati su quattro piani) impreziosita alla base da un podio con fregio riccamente scolpito che scorre lungo il perimetro rettangolare, e scandita sulle pareti da un doppio ordine di semicolonne culminanti in capitelli di stile ionico: "Ma non sono capitelli tradizionali da manuale - avverte Sandra Gatti - Sono un unicum, uno stile ionico raffinatissimo, diverso dai classici, con varianti estetiche mai riscontrate". Fulcro dell'Aula è sicuramente la grotta, vero gioiello di messinscena. "Bisogna immaginarsela in origine con il mosaico del Nilo coperto da un velo d'acqua e il gioco artefatto di stalattiti e stalagmiti che amplificavano l'effetto della roccia calcarea viva", avverte Sandra Gatti. E secondo il progetto, col completamento dei lavori sarà rimossa la tamponatura moderna della semicupola per offrire così al pubblico una visione anche dall'alto.
Questo gioiello di architettura romana ellenistica di Palestrina è una delle migliaia di testimonianze di grande valore artistico, storico e archeologico che arricchiscono il nostro Bel Paese, e che rimangono sconosciute al grande pubblico.
Oggi si viaggia molto all’estero, in modo quasi “ossessivo-compulsivo” senza nemmeno conoscere il patrimonio artistico italiano, che per qualità e quantità non ha eguali al mondo e che all’estero tutti ci invidiano. Non c’è paese al mondo più bello e ricco di storia dell’Italia, non dimentichiamolo mai, soprattutto DIFENDIAMO la nostra terra, da chi non rispetta noi e i nostri tesori.

sabato 13 giugno 2009

Nek - Per non morire mai

giovedì 11 giugno 2009

The Crevasse - Making of 3D Street Art

Magnifiche illusioni dal mondo

mercoledì 3 giugno 2009

Non è un coccodrillo, è una dchiarazione d'amore.

Paco Andorra

Un impermeabile stazzonato
03/06/2009 14:13

E' vivo, ma non lotta con noi. Quel gran bastardo dell'Alzheimer glielo impedisce. Il colpevole è noto agli spettatori, ma stavolta non arriverà il tenente Colombo a incastrarlo. Nella sua più riuscita interpretazione, Peter Falk amava farsi passare per bamba travestito da poliziotto. Giungeva sul luogo del delitto con l'aria di chi vi capitasse per caso, sempre in bilico tra il perdere il filo del discorso e il non sapere quale domanda porre. Gli sceneggiatori gli servivano fior di copioni, ma la faccia con l'occhio di vetro ce la metteva lui. L'andatura da distratto cronico, le divagazioni da ometto così così, la malizia del candido costretto a tampinare mascalzoni che si pretendevano innocenti agli occhi del mondo, di tutto il mondo fuorché Colombo, e ai quali faceva credere fino all'ultimo che l'avrebbero scapolata, perché, insomma, mica i geni del crimine capitolano di fronte a un detective con l'impermeabile stazzonato, e che blatera costantemente di una moglie invisibile e senza nome, ce le metteva lui. Li abbiamo visti centomila volte, i suoi telefilm, in pomeriggi probabilmente dedicabili a cose migliori, ma alla fine le cose migliori erano proprio le frasette innocue del tenente, il suo apparente non prendersi sul serio, il suo IQ himalayano camuffato da collinetta. Erano rassicuranti, farciti di un cartesianesimo per famiglie, con il leit-motiv dell'errore dell'assassino sempre svelato (il pezzettino di parmigiano sbocconcellato dall'omicida...), e spesso si vedevano i sospettati collaborare attivamente al proprio smascheramento, un po' per presunzione, un po' per divertirsi alle spalle dello sbirro ingenuo. Adesso che il grande caratterista è malato e non riconosce più le persone intorno a sé, qualche critico rifletterà sull'ingiustizia sottesa all'averlo imprigionato per decenni in un ruolo, che peraltro si era scelto, scavalcando un mostro sacro come Bing Crosby. No, non compiangiamo l'ottantunenne gigione: di attori schiavizzati dal personaggio ne abbiamo contati a bizzeffe, ma siamo sicuri che sia stata una reclusione intollerabile? Egoisticamente parlando, siamo lieti che Colombo ci abbia accompagnati con la stessa faccia per tanto tempo. Era così bravo che non lo hanno mai promosso. Speriamo solo che il bastardo che sta tormentando il vecchio Peter trovi un mastino altrettanto tosto che lo azzanni al più presto.