giovedì 12 novembre 2009

Telemaco Signorini e non solo.

 giovedì 29 ottobre 2009

Telemaco Signorini nasce a Firenze nel 1835. Fa parte della corrente dei Macchiaioli, ma si distingue per scelte d'arte personali: da caratterizzazioni sociali in alcuni temi, a influssi espressivi che ricevette dai numerosi contatti illustri, e per l'elaborazione di un forte linguaggio. La pittura dei macchiaioli ha una trama di relazioni con l'impressionismo anche se sviluppa una propria 'estetica' della macchia; nei soggetti ha attinenza con il verismo sociale e il naturalismo, è intrisa talvolta di realismo e descrittivismo. A volte convivono una rappresentazione sentimentale accanto a una 'documentaria' più tipicamente veristica, talvolta gli studi vengono svolti rigorosamente dal vero e anche la fotografia inizia ad essere usata per studiare la luce. Il gusto descrittivista può però spingersi fino al bozzetto, come in "La toeletta del mattino" (1898, opera tarda di Signorini, morirà nel 1901) che risente degli influssi di Degas:

Oltre all'amata Toscana, alle campagne, Signorini fu a Venezia, presso le Cinque Terre, Roma, Napoli. Conobbe Giuseppe De Nittis. I macchiaioli italiani hanno dato vita a un'esperienza pittorica originale e degna di coesistere a fianco di altri movimenti internazionali. Signorini in particolar modo è artista conosciuto e quotato anche all'estero. Si tratta nel suo caso non solo dello stile della 'macchia', ma di un approfondimento di luminosità, volumi e profondità, una sorta di drammaturgia della luce.

"Non potendo aspettare" (Signorini 1867)

La particolarità della Mostra (fino al 31 gennaio 2010 a Palazzo Zabarella a Padova) si evince già dal titolo
"Telemaco Signorini e la pittura in Europa": oltre alle opere del Nostro si avrà occasione di vederne molte altre estere, per mettere in relazione differenti sensibilità e le correnti europee tra loro.
Signorini a Firenze frequentò il circolo degli intellettuali inglesi, fra cui Joseph Middleton Jopling,amico del preraffaellita John Everett Millais.
                                         
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Everett_Millais
a Parigi conobbe Zola, Manet e Degas, in occasione dei soggiorni in Francia ed Inghilterra. La mostra testimonia la sua evoluzione artistica, dalle prime esperienze all’influenza di Courbet, fino all’ultima stagione segnata dall'elemento della figura umana, con uno scorcio importante della pittura europea fine 800.
Tra il centinaio di opere esposte, anche il famoso Degas "L’Absinthe" (1876) offerto dal Museo d'Orsay, qui http://it.wikipedia.org/wiki/L%27assenzio (non solo un liquore, ma un vero fenomeno sociale).
In più, presenti opere di Tissot, Decamps, Troyon, Toulouse-Lautrec, Corot, Courbet, Rousseau, Stevens, Sisley…
Uno dei leitmotiv della mostra è accostare, per esempio, gli interni di Signorini a quelli di Degas o di Toulouse-Lautrec, o mostrare le stesse vie di città italiane, francesi, inglesi, rappresentate da pittori differenti. Tra i più suggestivi di Signorini, nell'adesione alla poetica del vero della tranche de vie cittadina, sono (qui sotto) "Pontevecchio" a Firenze (criticato all'Esposizione Nazionale a Torino del 1880 per la sua fotograficità), e                                    
                                                                       "Una Via di Edimburgo":



Simbolo della mostra è “Alzaia” di Signorini del 1864: uomini raffigurati nello sforzo di trascinare controcorrente un pesante naviglio, che nel quadro non compare,

visibile nella pag. al sito della mostra http://www.palazzozabarella.it/ita/index_tree.asp?CSez_ID=MOST&CCat_ID=MTRA

Famoso anche il suo “Sala delle agitate al san Bonifazio di Firenze” per l'attenzione di Signorini a emarginati e disadattati. L'immagine dal manicomio è impostata in prospettiva obliqua e la drammaticità è sottolineata dall'ampiezza dello stanzone, immerso nella luce biancastra, su cui si stagliano impersonali le figure, qui http://www.retepiacenza.it/UserFiles/Image/arte/Telemaco%20Signorini.jpg

Qui ancora "Novembre" e
                                                                                              "Sulle colline a Settignano"



Palazzo Zabarella, Padova: tutti i gg 9.30-19.30
chiuso il martedì se non festivo
Ingresso: intero euro 10; ridotto euro 5
Per informazioni: 049 87 53 100
199.199.100

postato da Josh su


sabato 7 novembre 2009

Aleatorietà del PIL

Da una mail dell'amico Alberto.
Nota:
Viene qui riportato il sunto di un discorso fatto da John Fitzgerald Kennedy , prima di diventare presidente degli Stati Uniti d'America; riguarda il suo pensiero circa l'inadeguatezza degli indicatori economici, nel caso specifico il PIL. Detto in parole semplici, il candidato presidente Kennedy metteva in guardia, già mezzo secolo fa, su aleatorietà e incostintenza del famigerato indicatore economico PIL = Prodotto Interno Lordo.

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.

Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.

Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

Note:
Kennedy è stato il primo presidente cattolico degli Stati Uniti.
Dal contenuto, questo post è perfettamente amalgamabile con quanto scritto da Hesperia nel suo ultimo post, ( questo ).
Questo post, pubblicato da uno che si è molto dilettato di economia e finanza, e che quindi ha sempre dato rigorosa importanza agli indici economici finanziari, è l'esplicita confessione di una sua sonora e personale sconfitta.