Quale nell'Arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani.
Una incisione su marmo con le tre terzine di Dante è stata collocata alla sinistra dell'entrata principale dell'Arsenale (vedi foto sotto). Sulla destra del grande portone di ingresso invece si può ammirare un busto in bronzo del Sommo Poeta. La visita di Dante a Venezia fu involontariamente la causa della sua morte. Sulla strada del ritorno, passando nei pressi delle Valli di Comacchio, il Vate contrasse la malaria. A seguito di questa malattia Dante Alighieri morì il 14 settembre 1321 a Ravenna, ultima meta del suo girovagare per l'Italia dopo che egli fu esiliato dalla sua città natale, Firenze. Dopo la morte di Dante i veneziani vollero ricordare la sua memoria con i nomi di 3 edifici localizzati all'interno dell'Arsenale, li chiamarono Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Dedico questo post a Mario/marshall che è un grande appassionato di Dante. Sono sicuro che mi perdonerà nel caso l'articolo dovesse contenere delle imprecisioni.
A seguito della lettura di questo articolo Mario/Marshall ha scovato un giallo nella vita di Dante, di cui scrive nel proprio blog ecopolfinanza.
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Quello che scrive Marshall sul suo blog
Un giallo nella vita di Dante
Quale ne l'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno; in quella vece
chi fa suo legno novo, e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;
chi ribatte da proda, e chi da poppa;
altri fa remi, e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa;
Inferno, Canto XXI, versi 7 - 15
Questi versi sono stati scritti (dovrebbero essere stati scritti ?) da Dante in occasione della visita all'Arsenale di Venezia, fatta per assecondare un desiderio di Guido Novello da Polenta, Signore di Ravenna, suo mecenate del momento, che lo mandò in ambasciata a Venezia per cercare di risolvere diplomaticamente una spinosa questione.
Indro Montanelli, profondo conoscitore di Dante, nel libro "Ritratti", così descrive - liquidandolo con poche parole - quell'episodio cruciale e fatale per la vita del Sommo:
"Fu così che (Guido) una volta lo mandò a Venezia per risolvere una spinosa diatriba che minacciava di sfociare in una guerra tra le due città (Venezia e Ravenna). S'ignora come Dante se la cavasse. Forse non fece nemmeno in tempo a svolgere il suo compito perchè cadde ammalato e, sentendo approssimarsi la fine, affrettò il ritorno. Doveva trattarsi di una forma acuta di malaria perchè aveva la febbre altissima e delirava. Quando arrivò a Ravenna era già allo stremo. Non si sa nemmeno se riconoscesse i volti dei figli e degli amici che si avvicendavano al suo capezzale. Spirò nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321".
Non si hanno notizie di altri viaggi di Dante a Venezia, ma quei versi, inseriti per descrivere quanto avviene nella V bolgia dell'Inferno - quella dei Barattieri - sono stati (pare, perchè ora il dubitativo mi diventa d'obbligo) senzaltro ispirati dalla visita fatta all'Arsenale di Venezia in quell'occasione (ma forse un'altra eventuale occasione). Venezia, a quell'evento ha dedicato una targa con incisi quei nove versi (vedere foto e descrizione al post di Fausto: questo ).
Il dubbio è venuto perchè Dante avrebbe completato la Cantica dell'Inferno nel 1313, mentre quei versi dovrebbero essere stati composti nel 1321, in occasione di quella visita. Altro punto cruciale: se Dante era morente, come ha fatto a scrivere quei versi? Potrebbe averlo fatto dettandoli, facendoli inserire in quel punto del XXI Canto. Ma di questa sorta di giallo pare che nessun commentatore di Dante ne parli.
Se qualcuno avesse spiegazioni plausibili, le proponga.
seguono i commenti dal blog di Marshall
http://ecopolfinanza.blogspot.com/2009/10/un-giallo-nella-vita-di-dante.html