martedì 31 marzo 2009

CON DANTE UN AUGURIO PER TUTTI NOI

Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio,
sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.
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Emile Bernard e la scuola di Pont-Aven

dalla "Lakmé" di Léo Delibes, il brano "Viens, Mallika.

C'è un momento suggestivo della storia dell'arte, inestricabilmente legato alla magia di un luogo, per cui è d'obbligo la visita a questo breve sito per farsi un'idea almeno della splendida regione francese della Bretagna. In questa terra, sospinta dal fascino originario locale, ebbe origine una rivoluzione pittorica, il Sintetismo (o Cloisonnisme) della Scuola di Pont-Aven: ci si distacca dall'Impressionismo e da una forma più antiquata di Naturalismo, accentuando l'astrazione della forma pittorica, rinunciando alla rappresentazione prospettica (aboliti la piramide rovesciata, il senso di profondità, gli effetti ombreggiati) per forme piatte, realizzate con colore puro e non mescolato; si accentua la rappresentazione non del reale, ma dell'eco interiore del dato osservato, compaiono elementi culturali non solo contemporanei ma arcaici e originari, quando non tratti primitivi. Il Sintetismo costituirà così uno dei rivoli del Simbolismo, che si rivela non solo decadenza, non solo consunzione lussureggiante e spirali di eros-lusso-morte. Emile Bernard (1868-1941) è la figura di svolta,
l'inventore della nuova concezione delle forme appena ventenne, nel 1888, anche se la comunità di pittori si andava formando in paese fin dagli anni '60.Nel 1888 i maestri dell'arte moderna sono all'opera, ma non da loro stanno arrivando le ultime novità: Paul Cezanne (1839-1906) e' nel sud della Francia, Vincent Van Gogh (1853-1890) è ad Arles dove lo raggiungera' Paul Gauguin (1848-1903), proveniente da Pont-Aven. Nel villaggio di pescatori c'è il giovane Emile Bernard che mostra a Gauguin l'opera rivoluzionaria.Bernard aveva dipinto "Donne bretoni su prato verde"(1888) (olio su tela, Germain-en-Laye, coll.privata), con parziale assenza di prospettiva, tinte essenziali e contorno nero marcato intorno alle figure: modelli ideali le vetrate delle chiese, le xilografie popolari, gli smalti (il cloisonné). Era la svolta che Gauguin cercava, una modalità astratta per allontanarsi dal Naturalismo e dall'Impressionismo. Gauguin adotta il nuovo stile mostrato dal giovane Bernard,
addentrandosi in seguito nel primitivismo magico che lo rendera' famoso, soprattutto per le visioni tahitiane. Il ventenne Bernard reclamerà inutilmente il merito della scoperta, mentre, secondo Pissarro, Gauguin "ha rubacchiato tutto ai giapponesi". Saranno comunque sia Paul Gauguin sia Emile Bernard a mettere a punto il nuovo stile, e da Gauguin ne verranno gli sviluppi maggiori. Frequentano il gruppo anche Paul Serusier, futuro capostipite dei Nabis, ma anche Emile Schuffenecker, Jacob Meyer De Haan, Charles Laval, ne subiscono influenza anche le trasfigurazioni mistiche e misteriosofiche successive del poetico Maurice Denis.Il termine 'Sintetismo' è impiegato per la prima volta nel 1889, in occasione della mostra organizzata al Café Volpini di Parigi dagli artisti raccolti attorno a Gauguin e Bernard. Il termine 'sintetismo' pensato da Bernard vuole indicare la semplificazione del disegno, la riduzione della complessità cromatica del reale a pochi colori-base, il ritorno alla plasticità, e l'idea di figurazione di sintesi."La visione dopo il Sermone", 1888 (olio su tela, Edimburgo, National Gallery of Scotland)è il primo dipinto sintetista di Gauguin, che riprende le cuffie delle donne bretoni di Bernard del dipinto precedente. Le donne, il mondo reale a sinistra vengono separate dall'albero trasversale; nella metà a destra vediamo raffigurata la Lotta di Giacobbe con l'Angelo (appunto, il soggetto della predica, cfr. Genesi 32:22-32): reale e immaginario si confondono nel quadro...in perfetto stile sintetista. Il Sintetismo di Gauguin condensa in un'unica immagine dati reali e elementi visionari, con forti valenze simboliche. C'è anche un dipinto di Van Gogh della stessa epoca che rientra in questo 'ciclo bretone': "donne bretoni", 1888 (tempera e acquerello su carta, Milano Civica galleria d'Arte Moderna), è una copia del dipinto di Bernard che Van Gogh eseguì per intendere al meglio la nuova pittura (Van Gogh e Bernard erano in rapporto epistolare).I quadri sintetisti, pur risentendo chiaramente di un paesaggio, sono realizzati in studio in base all'immagine impressa nell'interiorità, e non dal vero. Tra i contorni fortemente marcati delle figure, la scomparsa di microdettagli, la pittura sintetista dà il primato a una visione interiorizzata del mondo, con la ricorrenza di alcuni simboli. Tra le influenze vanno citate le stampe giapponesi e il loro metodo di uso del colore, spunti primitivisti (in seguito si possono rinvenire nei Nabis, o nella carriera successiva di Gauguin, per es. nel "Cristo verde"), un impiego di tecniche di raffigurazioni mutuate dalle vetrate delle cattedrali medioevali.
L'elemento ricorrente del paesaggio bretone è inteso come oasi di autenticità, con le affascinanti figure di donne in costume tradizionale bianco e nero, dalle caratteristiche cuffie: il costume tipico richiama a un'ideale arcaico in cui la Tradizione si mescola ad un Cristianesimo incontaminato delle origini, in una terra spettacolare densa di arte e storia, ma anche di vita semplice contrapposta alla sofisticazione della vita cittadina e delle malattie fin de siècle.La vicenda di questo momento dell'arte ci dice di più: già allora i costumi culturali e tipici erano conservati in un piccolo incantato paese, che, come fuori del tempo, manteneva intatte tracce ancestrali e lontanissime di storia e stili di vita. In seguito, la scomparsa dell'originario e delle antiche identità è stata velocizzata non tanto dal 'progresso' ma dalla Rivoluzione Industriale, con le sue peculiari mire, e dalle Rivoluzioni Tecnologica e Informatica. La scomparsa dei costumi popolari tipici, depositari di una parte emotiva della memoria, (come la scomparsa di lingue minoritarie, dialetti, prodotti artigianali) e la scomparsa forzata oggi del 'tipico, del 'locale', sono un passo ulteriore verso il suicidio culturale dell'Europa.

In alto a sinistra: "La moisson" di Emile Bernard, '1888
La visione del sermone di Emile Bernard (terza a sinistra)
Donne bretoni di Van Gogh (quarta a sinistra)
"Donne bretoni su prato verde"(1888) di Emile Bernard (quinta a destra)
"Bretone sul campo di grano verde" di Paul Serusier.
Autore dell'articolo è Josh

lunedì 30 marzo 2009

Come è triste Venezia.




"Non esiste per me differenza tra musica e le lacrime.Se cerco un’altra parola per la musica,trovo sempre e soltantoVenezia
."

Stavo sul ponte

poco tempo fa nella bruna notte.

Di lontano giungeva un canto:

gocce dorate scorrevano

sulla superficie tremante.

Gondole,luci,musica…

ebbre si perdevano nel crepuscolo…

La mia anima,un suono di violino,

a sé cantava ,toccata da dita invisibili,

segretamente,un canto di gondolieri,

tremando felicità multicolore

L’ha udita mai qualcuno?

Friedrich Wilhelm Nietzsche
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I miei ricordi più belli. Venezia anni 60

Fuori dagli antichi caffè, i violini suonavano dolci melodie per innamorati. Lo scivolare silenzioso delle gondole al chiaro di luna, spesso sfumato da una nebbia iridescente, la riva degli Schiavoni, il fastoso Danieli, il canal Grande, le piccole calli, il ponte dei Sospiri e di Rialto, erano queste le immagini che hanno commosso anche Nietzsche.
Come non dargli ragione.

I miei ricordi più brutti. Venezia anno 2006

Torme di turisti beceri e maleodoranti, privi del benché minimo senso artistico, imbrancati da agenzie turistiche, senza scrupoli, invadono piazza S. Marco e la città tutta. Bottiglie spezzate sotto i portici, l’Harry’s bar di Hemingway e il Danieli frequentati da personaggi ricchi, ma squallidi e da attricette pronte a tutto,per un posto al sole, per il dio denaro.

Ho fatto male a ritornare. Addio Venezia.