martedì 16 marzo 2010

Concerto n.1 per pianoforte e orchestra di Cajkovskij

Questo è stato uno dei primi concerti cui ho assistito alla Scala di Milano, quando facevo parte del gruppo della claque (vedere commentario relativo al post Girgenti amore mio ). A distanza di anni è difficile ricordare con precisione chi fossero pianista e direttore d'orchestra; posso solo ipotizzare che forse sono stati Alexis Weissenberg, al pianoforte, ed Herbert Von Karajan a dirigere l'orchestra. Nella mia collezione di dischi in vinile ho infatti il disco del Concerto n.1 per pianoforte e orchestra di Pyotr Iliych Cajkovskij. Vi invito all'ascolto del primo movimento - registrato in due parti su You Tube. Martha Angerich al piano e Antonio Pappano alla direzione d'orchestra, danno qui vita ad una eccellente esecuzione. Il concerto che propongo è uno dei più eseguiti al mondo, e andrebbe ascoltato in riverente raccoglimento.
Buon ascolto.


mercoledì 10 marzo 2010

Navigli amore mio



Il filmato di cui sopra, della durata di 8,15 minuti, è estratto dal film di 30 minuti dall'autore, ALBERTO GRISA. Il film è stato realizzato e prodotto principalmente ad uso didattico per le scuole, con l'intento di far conoscere e divulgare tra le giovani generazioni il ruolo importantissimo e fondamentale che ebbero i NAVIGLI DI MILANO per il suo sviluppo, il suo progresso, e quindi, in ultima istanza, per l'arricchimento di quella fantastica città che è e che, nonostante tutto, continua ad essere.
Per ulteriori informazioni andare su You Tube http://www.youtube.com/watch?v=Hwm7-YpP5Wc


Il laghetto di Milano, o Tombone di San Marco, in via San Marco a Milano, agli inizi del secolo scorso.
Proprietari della foto www.thais.it (se non d'accordo, la foto verrà rimossa)
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Pubblico, integralmente, un articolo di Gianni Santucci, apparso ieri sul Corriere della
Sera.it .
Chiedo venia al Corriere, per questo che può sembrare atto di prevaricazione e abuso, ma lo ripagherò abbondantemente del favore che mi concede, quando parlerò del Tombone di San Marco, le cui acque lambivano il portone d'ingresso dei suoi operai, fino agli anni immediatamente successivi alla seconda Guerra Mondiale.
La notizia non è delle più belle, per uno che ha sempre immaginato che Milano con la sua Darsena, i suoi Navigli ancora a cielo aperto, e le possenti Mura Spagnole ancora al loro posto, sarebbe annoverata tra le dieci città più belle al mondo.
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"Prima di guardare in basso, e mettersi a contare bottiglie, passeggini, televisori, carcasse di biciclette e motorini abbandonati sul fondo dell’antico porto di Milano, si può ricordare cosa è successo qualche anno fa a Londra. Sulla sponda Sud del Tamigi c’era la vecchia centrale termoelettrica di Bankside, abbandonata dal 1981, tante volte se n’era ipotizzata la demolizione, poi nel 1995 la Tate Gallery decise di trasformarla e affidò il progetto a uno studio svizzero di architettura. Dopo cinque anni (tenere ben presente i tempi: cinque anni), il 12 maggio 2000 venne aperta la Tate Modern, uno dei più innovativi e visitati musei del mondo, che ha toccato il record di 4 milioni di ingressi l’anno. Ora si può risalire dal fondo della Darsena, lasciarsi alle spalle l’odore rancido di escrementi e putrefazione che si respira là sotto, e leggere le date ancora segnate sul cartellone del cantiere: il 21 maggio 2003 il sindaco decide di costruire un parcheggio da 700 auto sotto l’acqua; il 22 ottobre dello stesso anno viene consegnata (e presto prosciugata) l’area. Esclusi gli scavi archeologici, i lavori non sono mai partiti. Rapido conteggio: in cinque anni, sul suo fiume Londra ha costruito la Tate Modern. In più di 6 anni, Milano ha mandato in malora il cuore del sistema dei Navigli, un luogo che si identifica con la storia e l’immagine della città.

Milano, il Naviglio-discarica

Qui si scambiano l’acqua il Naviglio Grande, dopo 45 chilometri di percorso da Turbigo, e il Naviglio Pavese, che scende per 35 chilometri fino a Pavia. Qui si incrociano la storia di Milano (le vie d’acqua usate per trasportare il marmo del Duomo), il genio di Leonardo (che progettò una chiusa i cui disegni si trovano nel Codice atlantico), e il genio politico della Milano di oggi, molto innamorato del cemento e incapace di mandare qua in Darsena dieci spazzini e quattro giardinieri per rimediare a questa indecenza. Certo, è in corso una battaglia legale. Scontro tra Palazzo Marino, che di fronte al fallimento del parcheggio-sott’acqua ha revocato la concessione (l’anno scorso), e la Darsena Spa, che invece oggi chiede i danni per il fatto di non poter più costruire. Nell’attesa che si risolva la contesa, ieri mattina nella discarica della Darsena in secca si contavano: due passeggini fracassati, un numero imprecisato di bottiglie, una vecchia tavola da surf, due batterie di auto, più uno specchietto, due parafanghi e tre cerchioni di macchine, i documenti di un motorino rubato, i letti di due senzatetto (uno sotto il ponte, l’altro dentro una casupola), l’armadio di altri due clochard che hanno steso i vestiti al sole. Tutto sparpagliato su una distesa di fango marcio.

Lontano da qui, risalendo i due canali, la scena è diversa. Sia lungo il Naviglio Grande, fino a Corsico, Trezzano, Abbiategrasso; sia lungo il Pavese, fino a Rozzano, Binasco, Pavia, le ferite sono quelle del tempo. Almeno 110 chilometri di sponde, su 160 dell’intero sistema Navigli, sarebbero da consolidare o stabilizzare; le conche abbandonate sono 29, gioielli come quella al confine di Rozzano, all’altezza del ponte verso Binasco, dove la ruggine sta spappolando il ferro delle strutture. Per sistemare le sponde servirebbero 300 milioni di euro. Ma intorno c’è comunque erba abbastanza curata, corrono piste ciclabili, filari di alberi. È più pulito, perché non c’è una città a vomitare porcherie dentro i canali. La Regione, a dicembre 2007, ha creato «Navigli Lombardi scarl», che dopo anni di frammentazione è il primo soggetto unitario per la gestione e la manutenzione. Milano ha vinto l’Expo puntando anche sulle vie d’acqua, che avrebbero dovuto collegare in una rete navigabile la Darsena e i padiglioni dell’esposizione a Rho-Pero. Progetto annunciato e decaduto. Propaganda. Come gli annunci di «riqualificazione » degli ultimi dieci anni: negli archivi del Corriere se ne contano 32.
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Chiedo scusa ai lettori di Aquaeductus, per questa sorta di impropria intromissione, ma il mio blog personale è stato occupato, proprio oggi, da una "faccenda" forse più importante, "più duratura nel tempo".