
venerdì 25 dicembre 2009
Tutto quel che c'è da sapere sulla zampogna

mercoledì 23 dicembre 2009
domenica 20 dicembre 2009
Natale toscano
domenica 13 dicembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
Telemaco Signorini e non solo.
http://it.wikipedia.org/wiki/John_Everett_Millais
"Sulle colline a Settignano"
sabato 7 novembre 2009
Aleatorietà del PIL
Nota:
Viene qui riportato il sunto di un discorso fatto da John Fitzgerald Kennedy , prima di diventare presidente degli Stati Uniti d'America; riguarda il suo pensiero circa l'inadeguatezza degli indicatori economici, nel caso specifico il PIL. Detto in parole semplici, il candidato presidente Kennedy metteva in guardia, già mezzo secolo fa, su aleatorietà e incostintenza del famigerato indicatore economico PIL = Prodotto Interno Lordo.
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
Note:
Kennedy è stato il primo presidente cattolico degli Stati Uniti.
Dal contenuto, questo post è perfettamente amalgamabile con quanto scritto da Hesperia nel suo ultimo post, ( questo ).
Questo post, pubblicato da uno che si è molto dilettato di economia e finanza, e che quindi ha sempre dato rigorosa importanza agli indici economici finanziari, è l'esplicita confessione di una sua sonora e personale sconfitta.
sabato 31 ottobre 2009
Dante a Venezia
Quale nell'Arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani.
Una incisione su marmo con le tre terzine di Dante è stata collocata alla sinistra dell'entrata principale dell'Arsenale (vedi foto sotto). Sulla destra del grande portone di ingresso invece si può ammirare un busto in bronzo del Sommo Poeta. La visita di Dante a Venezia fu involontariamente la causa della sua morte. Sulla strada del ritorno, passando nei pressi delle Valli di Comacchio, il Vate contrasse la malaria. A seguito di questa malattia Dante Alighieri morì il 14 settembre 1321 a Ravenna, ultima meta del suo girovagare per l'Italia dopo che egli fu esiliato dalla sua città natale, Firenze. Dopo la morte di Dante i veneziani vollero ricordare la sua memoria con i nomi di 3 edifici localizzati all'interno dell'Arsenale, li chiamarono Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Dedico questo post a Mario/marshall che è un grande appassionato di Dante. Sono sicuro che mi perdonerà nel caso l'articolo dovesse contenere delle imprecisioni.
A seguito della lettura di questo articolo Mario/Marshall ha scovato un giallo nella vita di Dante, di cui scrive nel proprio blog ecopolfinanza.
----------------------------
Quello che scrive Marshall sul suo blog
Un giallo nella vita di Dante
Quale ne l'arzanà de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,
ché navicar non ponno; in quella vece
chi fa suo legno novo, e chi ristoppa
le coste a quel che più viaggi fece;
chi ribatte da proda, e chi da poppa;
altri fa remi, e altri volge sarte;
chi terzeruolo e artimon rintoppa;
Inferno, Canto XXI, versi 7 - 15
Questi versi sono stati scritti (dovrebbero essere stati scritti ?) da Dante in occasione della visita all'Arsenale di Venezia, fatta per assecondare un desiderio di Guido Novello da Polenta, Signore di Ravenna, suo mecenate del momento, che lo mandò in ambasciata a Venezia per cercare di risolvere diplomaticamente una spinosa questione.
Indro Montanelli, profondo conoscitore di Dante, nel libro "Ritratti", così descrive - liquidandolo con poche parole - quell'episodio cruciale e fatale per la vita del Sommo:
"Fu così che (Guido) una volta lo mandò a Venezia per risolvere una spinosa diatriba che minacciava di sfociare in una guerra tra le due città (Venezia e Ravenna). S'ignora come Dante se la cavasse. Forse non fece nemmeno in tempo a svolgere il suo compito perchè cadde ammalato e, sentendo approssimarsi la fine, affrettò il ritorno. Doveva trattarsi di una forma acuta di malaria perchè aveva la febbre altissima e delirava. Quando arrivò a Ravenna era già allo stremo. Non si sa nemmeno se riconoscesse i volti dei figli e degli amici che si avvicendavano al suo capezzale. Spirò nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321".
Non si hanno notizie di altri viaggi di Dante a Venezia, ma quei versi, inseriti per descrivere quanto avviene nella V bolgia dell'Inferno - quella dei Barattieri - sono stati (pare, perchè ora il dubitativo mi diventa d'obbligo) senzaltro ispirati dalla visita fatta all'Arsenale di Venezia in quell'occasione (ma forse un'altra eventuale occasione). Venezia, a quell'evento ha dedicato una targa con incisi quei nove versi (vedere foto e descrizione al post di Fausto: questo ).
Il dubbio è venuto perchè Dante avrebbe completato la Cantica dell'Inferno nel 1313, mentre quei versi dovrebbero essere stati composti nel 1321, in occasione di quella visita. Altro punto cruciale: se Dante era morente, come ha fatto a scrivere quei versi? Potrebbe averlo fatto dettandoli, facendoli inserire in quel punto del XXI Canto. Ma di questa sorta di giallo pare che nessun commentatore di Dante ne parli.
Se qualcuno avesse spiegazioni plausibili, le proponga.
seguono i commenti dal blog di Marshall
http://ecopolfinanza.blogspot.com/2009/10/un-giallo-nella-vita-di-dante.html
domenica 25 ottobre 2009
sabato 17 ottobre 2009
La Lingua italiana cambia.
http://esperidi.blogspot.com/2009/10/la-lingua-italiana-cambia-parole-che.html
La lingua Italiana cambia: parole che vanno, parole che vengono

"La nebbia agli irti colli piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar…"
La nostra bella lingua, così musicale, così elegante, così ricca di vocaboli sta morendo. L’allarme lo lancia lo Zingarelli segnalando, nell'edizione 2010, oltre 2800 parole da salvare. Voci come ciarpame, esimio, fronzolo, vaghezza, protervia, garrulo, fragranza, solerte, sapido, fulgore, così ricche di sfumature ed espressività, stanno finendo nel dimenticatoio per mancanza di originalità e ignoranza. Il loro uso, infatti è divenuto meno frequente perché i media privilegiano sinonimi più sbrigativi: profumo invece di fragranza, saporito invece di sapido, chiacchierone al posto di garrulo e via dicendo. Poca fantasia e pigrizia mentale contribuiscono all’appiattimento della nostra bella lingua.
C’è il rischio che un domani raccontando di uno “zotico che con roboante protervia arringa una garrula e vetusta signora”, il nostro interlocutore ci guardi come se parlassimo arabo.
Le domande aperte secondo la Zanichelli, casa edistrice della Zingarelli sono numerose.
Può fare a meno la nostra bella lingua di vocaboli affascinanti come ghirigoro? O beffardo? O Ghiribizzo? O l’onomatopeico ondivago? Dove finirà la buona creanza? E l'eloquio forbito? Lucio Battisti non potrebbe più cantare una “giornata uggiosa”. E come descrivere Zio Paperone meglio che con il termine taccagno? Sono parole che rendono il lessico più variopinto e più interessante, la lingua italiana più ricca e completa.
Ma lo Zingarelli 2010 guarda anche al nuovo italiano registrando oltre 1.200 nuove parole, in gran parte termini inglesi e provenienti dalla politica e dall’attualità. Entrano infatti la ormai famosa Social Card, i Pro Choice e i Pro Life ispirati dai dibattiti etici. L’acronimo, NIMBY “not in my back yard", tradotto "non nel giardino di casa mia".
Il Nerd, cioè il “secchione” Usa, imbranato, protagonista di libri e film. A proposito di secchioni c'è anche Ottista ossia lo studente che prende tutti otto; la lotta brasiliana Capoeira e la ginnastica Pump.
Ci sono anche dei nuovi modi di dire: una persona seducente è da Acchiappo specie se frequenta un ritrovo di Vipperia, dove si consuma Finger Food (cibo che si mangia con le mani). Traduttese è una traduzione troppo letterale e contorta. E ancora Instant messaging (scambio di messaggi in tempo reale attraverso la rete).
Il dizionario apre, anche alla famiglia omogenitoriale, formata da una coppia dello stesso sesso e figli, introducendo per o meno nella lingua italiana, l’adozione gay…
Non posso fare meno di essere rammaricata per questa trasformazione del nostro vocabolario, dietro ad ogni parola c’è la storia del nostro Paese, un passato in cui certi valori erano assoluti, dove "il bianco era bianco e il nero era il nero", e il relativismo non esisteva; in cui in famiglia c’erano una mamma e un papà e in cui noi bambini con i nostri grembiulini e il fiocco azzurro imparavamo l’italiano forbito e ad amare la nostra Patria.
Aretusa

mercoledì 30 settembre 2009

Dopo 3 anni di scavi l'anfiteatro grande quanto il Pantheon, per ora ha mostrato solo le fondamenta
Il porto di Traiano (Foto Ciofani)ROMA - Ricorda il Colosseo, l'anfiteatro lungo 42 metri e largo 38 scoperto a Ostia nel Porto di Traiano. Di dimensioni inferiori all'Anfiteatro Flavio, icona della città di Roma in tutto il mondo, il nuovo Colosseo per ora ha mostrato solo le fondamenta. L'ipotesi ricostruttiva è che l'alzata delle pareti perimetrali che sostenevano le tribune fosse almeno di dieci metri.
GLI SCAVI - La scoperta è frutto di una campagna di scavo durata tre anni condotta in collaborazione con la British School at Rome, l'Università di Southampton e l'Università di Cambridge, e diretta dal professor Simon Keay. «L'unicità della scoperta - dice Keay - sta nel fatto che è la prima volta che viene rinvenuto un anfiteatro nel cuore di una zona portuale. Altra particolarità e che questo emiciclo spicca nel centro del Palazzo Imperiale di Traiano, anche se l'edificio appena scoperto è databile all'inizio del III secolo d.C. La nostra sfida è capire perchè ci fosse una struttura simile dentro il palazzo imperiale». E continua: «Il nostro lavoro è iniziato nel '98 con una serie di indagini, e nel 2007 abbiamo avviato la campagna di scavo concentrandoci sul Palazzo Imperiale, un complesso molto importante che si estende tra i due bacini, quello di Claudio e di Traiano, e che rivela tracce dal I secolo all'epoca bizantina, in base alle trasformazioni del porto».
UN ANFITEATRO PRIVATO - «Altro aspetto importante è che l'anfiteatro può essere identificato con il teatro indicato da Rodolfo Lanciani durante gli scavi del 1868. Questo anfiteatro in scala ridotta rispetto al Colosseo e grande più o meno come il Pantheon, era chiuso nel palazzo, quindi non visibile dall'esterno, molto probabilmente un luogo privato per un godimento esclusivo dell'ufficiale pretore che gestiva il posto». La campagna di scavo si chiuderà il 9 ottobre, poi seguiranno le pubblicazioni. «Ma vogliamo intanto realizzare un sito internet per la ricostruzione virtuale del porto di Roma all'indomani delle nuove scoperte - dice Keay - Quello per il Porto di Traiano è uno scavo archeologico modello perchè qui stiamo sperimentando tutte le metodologie di indagine, dalla geofisica al carotaggio alla realtà virtuale». Fruibile l'area? «Sarebbe importante aprirlo al pubblico, nel futuro spero che con i nostri lavori la gente conosca le potenzialità del sito. La speranza è che si apra al pubblico».
giovedì 24 settembre 2009
Santa Croce - Firenze
Dal carme Dei sepolcri - Ugo Foscolo - Terza sezione - versi da 151 a 212
La questione del tram, che avrebbe dovuto passare per Piazza della Signoria a Firenze, è stata occasione per una istruttiva disquisizione con l'amico Sarcastycon, attraverso il commentario del mio precedente post ( questo: cliccare qui ). Sarcastycon, livornese di nascita, é toscano di antichissime generazioni. Ha nel cuore la sua bella e amata Toscana, al pari per come l'ebbe Oriana Fallaci. Nel suo piccolo, attraverso suoi blog, ha cercato di divulgare bellezze della sua regione poco conosciute. Mi è stato di grande utilità perchè io non sono mai stato fisicamente a Firenze. Ho solo attraversato la regione molte volte, prima in treno e poi in auto, ma a Firenze non ho mai sostato, perchè una visita adeguata alla città avrebbe richiesto non meno di tre giorni. Molti sarebbero i siti e i monumenti da vedere, e così ho sempre rimandato al dopo. Un dopo che è arrivato, ma carico di incognite e impedimenti. Insomma: chi ha tempo, non aspetti tempo!
Con Sarcastycon, al secolo Marcello, abbiamo spesso parlato - da ultimo nel mio commentario precedente, come già detto - di Firenze, delle sue bellezze architettoniche e delle sue chiese, ma non abbiamo ancora parlato della Basilica di Santa Croce e del suo Cimitero monumentale. Ci pensavo da giorni, ricordandomi e facendomi tornare alla mente i memorabili versi Dei sepolcri che i salesiani, presso i quali ho studiato, ci avevano fatto imparare a memoria, e che ci avevano commentato egregiamente. La terza sezione del carme è anche dedicata a personaggi illustri che vi sono sepolti. E' facile riconoscere tra questi: Machiavelli, Michelangelo, Galilei, Alfieri. E una sosta a Firenze m'avrebbe richiesto non meno di un giorno per la sosta sui loro monumenti in Santa Croce.
(a seguire)
martedì 22 settembre 2009
Un piccolo pesce
s’ intravede una mano che spande del cibo.
A tanta abbondanza accorrono in frotte
piccoli pesci che si pasciono allegri.
Passano i giorni e la festa continua,
più di una mano lancia loro del cibo
l’aspetto è diverso, ma il sapore è lo stesso.
Un piccolo pesce assaggia e non mangia,
crescono gli altri, belli e possenti,
ma lui minuto rimane.
S’agita il mare, accorrono i pesci,
non è manna che scende,
ma una rete li avvolge.
Il piccolo pesce, fuggite le maglie,
da un scoglio sommerso, mira la rete.
Una pinna lontana, a rossi pigmenti,
accenna un saluto.
Un ciao incosciente o un tragico addio?
Triste ed affamato, ma libero nuota,
fuori dal tempo, in un mare deserto.
giovedì 6 agosto 2009
Coral a bocca chiusa (Madama Butterfly de Puccini)
Non è una buona riproduzione, ma non ne ho trovata una migliore.
martedì 28 luglio 2009
Beethoven - Ode To Joy, Ninth Symphony - Inno Alla Gioia, 9^ Sinfonia
Dedicato a Flavio e alla sua nipotina Rosaluna
domenica 19 luglio 2009
Una poesia raccolta da FB.
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madre perle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.
di Costantinos Kavafis
sabato 18 luglio 2009
Nessun Dorma Tenore SALVATORE LICITRA Turandot Giacomo Puccini
Il tenore italiano che ho amato di più è stato Mario Del Monaco e ritrovo in Licitra quella corposità di timbro che mi strappa qualche brivido.
Auguri Ragazzo. Ambra
giovedì 16 luglio 2009
Trionfo della Scala a Tel Aviv
La Scala in tournè, trionfa a Tel Aviv. L'interprete principale, nel ruolo di Ramesse, è il tenore Salvatore Licitra.
mercoledì 15 luglio 2009
The Pogues Streets of Sorrow/Birmingham Six
Raccolta dal Legno con questo commento .
The Pogues
Streets Of Sorrow / Birmingham Six
E' un medley.
Il primo pezzo è molto dolce.
Il secondo è dedicato alla storia - vera - di sei oriundi irlandesi condannati per una bomba dell'Ira che devastò - con vittime - un pub di Birmingham.
Dopo 17 anni uscirono di prigione, essendo stato revisionato il processo, e quindi assolti dalle false accuse create dalla polizia britannica.
Ah. La canzone "Birmingham Six" venne bandita dalla BBC all'epoca della sua uscita, che avvenne prima del processo di revisione.
sabato 4 luglio 2009
venerdì 3 luglio 2009
Catalani - Canzone groenlandese
Un caro amico che li aveva conosciuti mi diceva : come potete vantarvi di Puccini, quando avete un Catalani ?
lunedì 15 giugno 2009
Tesori nascosti d’Italia
Una testimonianza di architettura ellenistica che non ha eguali in Italia e che gli archeologi chiamano Aula absidata.
Questa meraviglia da anni è in attesa di essere restaurata come racconta la sopraintendente archeologa del Lazio Sandra Gatti: "Dopo sei anni di stallo, siamo in attesa ora della gara di appalto per iniziare i lavori che ci consentiranno almeno entro un anno la sistemazione del monumento e l'apertura al pubblico”.
Questo progetto oltre al pregio artistico, apre anche nuove aspettative nel mondo degli studiosi, perché gli accertamenti archeologici fin qui condotti hanno riportato alla luce un patrimonio straordinario che farà luce su dubbi di carattere architettonico che fin’ora hanno diviso generazioni di archeologi. Il nome di Aula absidata è da ricercare nella sua planimetria rettangolare culminante in una grande abside che ha la struttura di una monumentale grotta naturale, alta dodici metri, scavata nella roccia calcarea viva che trasuda ancora acqua, una sorta di ninfeo di palpabile suggestione decorato con nicchie disposte su due ordini, dove venne ritrovato il celebre mosaico del Nilo, capolavoro assoluto di maestranze greco-alessandrine, oggi conservato al Museo nazionale archeologico Prenestino della cittadina.
Come tutti i tesori che si rispettino le meraviglie dell'Aula Absidata sono nascoste. Lo sono state per secoli perché l'edificio antico venne riconvertito in episcopio della città per poi essere utilizzato come seminario vescovile legato alla vicina cattedrale di S. Agapito. Con il risultato tragico che l'antica architettura fu letteralmente trasfigurata da scellerati rimaneggiamenti moderni che ne alterarono la lettura originaria.
"Il recupero dell'Aula è stato assai delicato e difficile, ha necessitato una coraggiosa operazione di sventramento di tramezzi che avevano segmentato in tante stanze l'originaria planimetria, mortificando anche il raffinato mosaico a micro-tessere bianche (dai 2 ai 5 millimetri di lato) che rivestiva tutta la pavimentazione. Dopo è stata necessaria un'operazione di rimozione di cartongessi e controsoffitti che avevano ridimensionato la vertiginosa altezza dell'ambiente, ma soprattutto di eliminazione del pesante strato di intonaco bianco che aveva completamente occultato gli apparati decorativi sulle pareti. Ne vengono fuori duemila metri quadrati di struttura muraria in "opus incertum" (oggi articolati su quattro piani) impreziosita alla base da un podio con fregio riccamente scolpito che scorre lungo il perimetro rettangolare, e scandita sulle pareti da un doppio ordine di semicolonne culminanti in capitelli di stile ionico: "Ma non sono capitelli tradizionali da manuale - avverte Sandra Gatti - Sono un unicum, uno stile ionico raffinatissimo, diverso dai classici, con varianti estetiche mai riscontrate". Fulcro dell'Aula è sicuramente la grotta, vero gioiello di messinscena. "Bisogna immaginarsela in origine con il mosaico del Nilo coperto da un velo d'acqua e il gioco artefatto di stalattiti e stalagmiti che amplificavano l'effetto della roccia calcarea viva", avverte Sandra Gatti. E secondo il progetto, col completamento dei lavori sarà rimossa la tamponatura moderna della semicupola per offrire così al pubblico una visione anche dall'alto.
Questo gioiello di architettura romana ellenistica di Palestrina è una delle migliaia di testimonianze di grande valore artistico, storico e archeologico che arricchiscono il nostro Bel Paese, e che rimangono sconosciute al grande pubblico.
Oggi si viaggia molto all’estero, in modo quasi “ossessivo-compulsivo” senza nemmeno conoscere il patrimonio artistico italiano, che per qualità e quantità non ha eguali al mondo e che all’estero tutti ci invidiano. Non c’è paese al mondo più bello e ricco di storia dell’Italia, non dimentichiamolo mai, soprattutto DIFENDIAMO la nostra terra, da chi non rispetta noi e i nostri tesori.
sabato 13 giugno 2009
giovedì 11 giugno 2009
mercoledì 3 giugno 2009
Non è un coccodrillo, è una dchiarazione d'amore.

Un impermeabile stazzonato
03/06/2009 14:13
E' vivo, ma non lotta con noi. Quel gran bastardo dell'Alzheimer glielo impedisce. Il colpevole è noto agli spettatori, ma stavolta non arriverà il tenente Colombo a incastrarlo. Nella sua più riuscita interpretazione, Peter Falk amava farsi passare per bamba travestito da poliziotto. Giungeva sul luogo del delitto con l'aria di chi vi capitasse per caso, sempre in bilico tra il perdere il filo del discorso e il non sapere quale domanda porre. Gli sceneggiatori gli servivano fior di copioni, ma la faccia con l'occhio di vetro ce la metteva lui. L'andatura da distratto cronico, le divagazioni da ometto così così, la malizia del candido costretto a tampinare mascalzoni che si pretendevano innocenti agli occhi del mondo, di tutto il mondo fuorché Colombo, e ai quali faceva credere fino all'ultimo che l'avrebbero scapolata, perché, insomma, mica i geni del crimine capitolano di fronte a un detective con l'impermeabile stazzonato, e che blatera costantemente di una moglie invisibile e senza nome, ce le metteva lui. Li abbiamo visti centomila volte, i suoi telefilm, in pomeriggi probabilmente dedicabili a cose migliori, ma alla fine le cose migliori erano proprio le frasette innocue del tenente, il suo apparente non prendersi sul serio, il suo IQ himalayano camuffato da collinetta. Erano rassicuranti, farciti di un cartesianesimo per famiglie, con il leit-motiv dell'errore dell'assassino sempre svelato (il pezzettino di parmigiano sbocconcellato dall'omicida...), e spesso si vedevano i sospettati collaborare attivamente al proprio smascheramento, un po' per presunzione, un po' per divertirsi alle spalle dello sbirro ingenuo. Adesso che il grande caratterista è malato e non riconosce più le persone intorno a sé, qualche critico rifletterà sull'ingiustizia sottesa all'averlo imprigionato per decenni in un ruolo, che peraltro si era scelto, scavalcando un mostro sacro come Bing Crosby. No, non compiangiamo l'ottantunenne gigione: di attori schiavizzati dal personaggio ne abbiamo contati a bizzeffe, ma siamo sicuri che sia stata una reclusione intollerabile? Egoisticamente parlando, siamo lieti che Colombo ci abbia accompagnati con la stessa faccia per tanto tempo. Era così bravo che non lo hanno mai promosso. Speriamo solo che il bastardo che sta tormentando il vecchio Peter trovi un mastino altrettanto tosto che lo azzanni al più presto.
giovedì 28 maggio 2009
Il giro d'Italia a Benevento
di me fu messo per Clemente, allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,
l'ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.
Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo il Verde,
dov'ei le trasmutò a lume spento.
(Dante, Purgatorio, Canto III)
Grazie Giro d'Italia; e grazie anche alla Rai, per una volta tanto.
Oggi, dopo tanti anni in cui lo seguo, mi ha riportato a vedere Benevento: e ci tenevo molto. Ci tenevo molto da quando imparai a memoria uno dei passaggi più belli e più toccanti di tutta la Divina Commedia. Il nostro insegnante, uno dei migliori dantisti che abbia conosciuto, un sacerdore salesiano, quella sera ci diede un saggio della sua bravura in teologia, parlandoci dell' immensità dell'amore divino; della bontà infinita del Signore che
...ha si gran braccia, / che prende ciò che si rivolge a lei.
Nello spiegarci questa terzina, aveva trasformato il ciò in tutti, puntualizzando e sottolineando sulla certezza che la bontà divina è tanto grande che accoglie tutti quelli che si rivolgono a lei; anche nell'estremo punto di morte, e anche se, nel corso della vita, si è stati tra i più grandi peccatori della terra.
Benevento, citta campana, mi è particolarmente cara perchè la considero una costola della mia Lombardia in terra del Sud. E' stata infatti ducato longobardo per diversi secoli, anche fin dopo che i Longobardi di Lombardia avevano ceduto il posto ai Franchi. Inoltre, durante il periodo longobardo, fin dai tempi della regina Teodolinda, in poi, Benevento, nell'ambito del Regno Longobardo, godette di ampia autonomia dalla sedi centrali, che erano state dislocate a Pavia, poi a Milano per poi diventare definitivamente a Pavia.
E c'è un monumento, del quale Benevento può andare orgogliosa e fiera: l'Arco di Trionfo di Traiano. Dunque, onore e merito ai beneventani, e quindi anche a quella costola dei longobardi, che hanno governato per secoli la città, se esso è giunto integro e intatto fino a noi.
Anche Milano avrebbe potuto avere ancor oggi il suo Arco di Trionfo di Costantino, il quale sarebbe stato secondo solo a quello ancora esistente in Roma, se il disinteresse per quel monumento, unito a disamore, incuria, vandalismo, non ne avessero decretato la fine, già intorno all'anno 1000, quando cioè i Longobardi non erano più padroni di Milano, da due secoli.
domenica 24 maggio 2009
Sonata al chiaro di luna
Dagoberto, soldato di Herat, non sapeva che sarebbe stato il suo ultimo dono.
« Non v' e nulla di più alto, che avvicinarsi più degli altri alla Divinità, e quindi i raggi della Divinità diffondere fra il genere umano ». (BEETHOVEN).
sabato 23 maggio 2009
martedì 19 maggio 2009
lunedì 18 maggio 2009
Premio Ciceronianum a studentessa milanese
Ilaria De Regis, studentessa diciottenne del Liceo Classico "Giulio Casiraghi" di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, ha vinto la XXIX edizione del Certamen Ciceronianum Arpinas, il campionato mondiale di Latino che si svolge ad Arpino (Fr) (leggi notizia), patria del grande oratore latino Marco Tullio Cicerone.Queste le prime commosse parole, pronunciate a caldo da Ilaria, dopo la vittoria: "Ringrazio i miei professori con i quali ho effettuato un lungo percorso di preparazione a questa gara. La vittoria è sicuramente merito loro. Il brano proposto era bello, la parte che mi è piaciuta di più è stata la prima in cui c'è l'esortazione a vivere appieno la vita anche se si parte svantaggiati. Nel mio commento ho sottolineato proprio la possibilità di essere felici anche in condizioni avverse".La parte conclusiva è per me oltremodo toccante: spazia nei meandri della felicità, la quale, per chi la sa trovare, è alla portata anche di coloro che sono costretti a vivere in condizioni avverse.All'orgoglio di sapere che questo premio si svolge in Ciociaria, zona della Regione Lazio da cui provengono le mie antiche origini, si aggiunge quest'anno la felicità di sapere che la studentessa "più brava latinista del mondo" è una ragazza di Cinisello Balsamo, città dell'hinterland milanese dove ho trascorso il periodo più bello della vita: la giovinezza (vedere post: Il mio incontro con Guareschi).
sabato 16 maggio 2009
venerdì 15 maggio 2009
Poesia di cose antiche .
I
coi penduli grani che il vento
scoteva, come una manina
di bimbo il sonaglio d'argento?
Cadeva la brina; la pioggia
cadeva: passavano uccelli
gemendo: tu gracile e roggia
tinnivi coi cento ramelli.
Ed oggi non più come ieri
tu senti la pioggia e la brina,
ma sgrigioli come quand'eri
saggina.
Giovanni Pascoli
mercoledì 13 maggio 2009
lunedì 11 maggio 2009
Solo i popoli perseguitati ed oppressi sono così buoni conduttori di dolore
Questa l'impressione sgradevole e desolante davanti alla lettura delle prime pagine de "I quaranta giorni del Mussa Dagh" di Franz Werfel
Sembra qualcosa di incredibile... e il cuore e la ragione si ribellano... e faccio fatica a proseguire nella lettura. Ma la sorte degli Armeni massacrati ed eliminati dai Turchi all'inizio della prima guerra mondiale - mirabilmente narrata da un ebreo che ben conosce la persecuzione contro una razza - ha del demoniaco: si assiste al tremendo avanzare, silenzioso e traditore, del male.. è come la tela di un ragno velenosissimo che divora all'improvviso dopo il lento e paziente lavoro di tanto tempo.
Il problema all'inizio per i Giovani Turchi era quello di trovare un pretesto per accusare e deportare i fieri e pacifici Armeni, poi i pretesti non servono più: diventa una colpa semplicemente essere armeni e le deportazioni sono di un dolore indescrivibile.
Ma tornando all'episodio che mi ha sconvolto - si tratta dell'incontro tra il dottor Giovanni Lepsius, tedesco, che si rivolge a Enver Pascià, capo supremo dei Turchi, per perorare la causa degli Armeni (pp. 139 e ss) -, devo dire che ho fatto una scoperta: il puro male, quasi ingenuo e incosciente nella sua semplicità ha sempre lo stesso volto inquietante e pauroso. Come il volto di Weston in Perelandra di C. S. Lewis, come il volto di Don Rodrigo, che ha la sfrontatezza di chiedere a P. Cristoforo di mettere sotto la sua protezione Lucia ne "I promessi sposi".
C'è un altro passaggio doloroso del romanzo che riporto perché mi ha colpito: laddove uno dei personaggi, un Pastore protestante coraggioso e tenace, schiacciato dall'ingiusta oppressione del potere, si lascia sfuggire un brevissimo gemito. Gli astanti, davanti a quel lamento appena accennato si lasciano coinvolgere, anche se sono davanti ad un estraneo, proprio come soltanto un popolo - un vero popolo che ha un comune sentire -, riesce a fare:
"Il Pastore Aràm richiamò con uno sforzo il suo sguardo smarrito, balzò in piedi con forzata disinvoltura e tentò un sorriso tranquillante, come s enon fosse avvenuto nulla di speciale. Anche le donne si alzarono, ma entrambe con molto sforzo, poiché, se una aveva il braccio inservibile, l'altra era incinta. Solo la piccola nella casacca a righe rimase seduta, fissindo sospettosa i suoi compagni di sofferenze. Le esclamazioni violente, le domande e i gemiti del primo saluto non si poterono comprendere. Ma quando il pastore Aràm abbracciò il padre, la sua padronanza di sé per un momento cedette. La sua testa cadde sulla spalla del vecchio e si udì un breve singhiozzo, un rantolo roco e doloroso. Non durò un secondo. Le donne rimasero mute. Ma nella folla circostante si propopagò coem una scossa elettrica. Gemiti, singhiozzi e colpetti di tosse corsero tra le file. Solo i popoli perseguitati ed oppressi sono così buoni conduttori di dolore. Ciò che accade a uno acade a tutti. E lì davanti alla Chiesa di Yoghonolùk trecento paesani erano commossi da una sofferenza, di cui non conoscevano ancora la storia ("I quaranta giorni del Mussa Dagh" di Franz Werfel, pag. 95-96)
sabato 9 maggio 2009
La voce di Fiordiligi.
http://vocefiordiligi.blogspot.com/
mercoledì 6 maggio 2009
Ilaria del Carretto e il suo cagnolino.

%2520.jpg)


San Martino a Lucca. Una chiesa che è anzitutto un capolavoro del romanico, con quella sua agile facciata che si appoggia al candido campanile. Una superficie traforata come un merletto d’altri tempi che gioca volentieri con la luce del sole, creando contrasti che cambiano continuamente.
****************************************************************************
Ma ciò che cerchiamo è custodito dietro un’altra porta, quella della Sacrestia. Ci affacciamo e intravediamo subito quel volto bellissimo, dolce e sconvolgente. Mentre la luce soffusa sfiora appena, quasi temendo di ferire o, semplicemente, di svegliare quella candida figura adagiata nel marmo dal genio di Jacopo della Quercia. Ci viene spontaneo avvicinarci in punta di piedi, delicatamente, per paura di incrinare un equilibrio precario, di spezzare un filo magicamente teso come la mitica Arianna del labirinto. Sappiamo benissimo dalle guide, dai libri d’arte che quella statua che giace sul sarcofago con la base ornata di putti è solo un pezzo di pietra, anche se si tratta di uno dei massimi capolavori della scultura rinascimentale. Ma davvero l’impressione è che la figura palpiti di vita propria; che quella bellissima e giovane donna con i cappelli accuratamente raccolti nella benda imbottita e fiorita, con quell’abito di foggia francese, non aspetti altro che un nostro cenno (e, chissà, un bacio come la bella addormentata delle fiabe) per risvegliarsi. Forse è quello che desidera ardentemente anche quel tenero e struggente cagnolino che fissa la sua padroncina con quello sguardo che solo chi possiede un cane conosce.
http://tuscany.travel/personaggi-toscani/ilaria-del-carretto/index_ita.html
martedì 5 maggio 2009
Cane e uomo nella vita e nell'arte
Lo sguardo appassionato dei miei cagnetti, la loro allegria, la loro gioia nel vedermi, mi ripagano ampiamente dei pochi sacrifici che faccio per loro.Questo legame intenso, che si crea fra uomo e cane ha fatto si, che quest’ultimo fosse spesso protagonista di miti e leggende, che sono giunti fino a noi, dall'archeologia e dalle arti.
Le rappresentazioni dei cani spaziano dalle scene di vita quotidiana all'incarnazione di personaggi simbolici ed allegorici, come Anubi e Cerbero diventati i traghettatori ed i custodi delle anime dei defunti nell'aldilà, in alternativa figure di cani incarnano le classiche virtù della fedeltà e del coraggio, ma anche i vizi e le passioni umane. Sia nella cultura egiziana che in quella greco-romana spesso i cani, simbolo di estrema fedeltà, erano destinati a perire con i padroni oppure venivano sacrificati nei riti di fondazione delle città per propiziarne la prosperità e l'inattaccabilità, così che, spesso si trovano immagini di cani (in alternativa a leoni e grifoni) sulle mura di cinta delle cittadine, sulle porte di case e palazzi, all’entrata di templi e tombe.
L’argomento è molto vasto mi limiterò a sintetizzare due epoche, per me molto prolifiche, l’antico Egitto e il Rinascimento.
Il cane nell'arte egizia
L’arte egizia, in particolare offre molte rappresentazioni di cani sui monumento funerari.

Come la stele trovata ad Abydos che deriva dal Regno Medio (c. 2040 -1640).Si può osservare il piccolo cane sotto la sedia del defunto. Il cane ha un corpo lungo, tarchiato e gambe corte, tipico della razza bassotto. I proprietari di Dachshund (bassotto tedesco), credono che la razza abbia origini egiziane ed antiche, e è probabile che questa stele sia la prova.

D’altronde Anubi divinità funeraria e guardiano fedele delle tombe e del sonno dei defunti, rappresentato in forma di canide nero, è passato alla storia come il nobile progenitore dell'attuale Cane dei Faraoni, venerato dagli egizi quattromila anni or sono, tanto che il ritratto di un cane elegante, dalle orecchie grandi e dalla forme ugualmente armoniose, è stato ritrovato all'interno delle piramidi. Nella grande necropoli ad ovest della piramide di Cheope nel 1935 è stato rinvenuto un cane pressochè identico al Cane dei Faraoni, imbalsamato e tumulato in un sarcofago fatto su misura.
Tra il cinquecento ed il seicento il cane comincia ad essere inserito nella composizioni pittoriche come interprete delle passioni e dei caratteri dell’uomo. Il grande incisore tedesco Albrecht Durer nel 1514 incide


Altre volte il cane è simbolo della passione, dell’irruenza, o anche dell’impudenza amorosa. Il cane rappresenta il desiderio carnale nei giardini dell’amore cortese, desiderio più o meno intenso a seconda dell’atteggiamento assunto dal cane nel dipinto. Il giardino cortese di Michel de Renaud de Montauban è il luogo dove l’amore viene coltivato e rivelato attraverso le conversazioni, la musica e le danze: il cane stilizzato è attento ma calmo, segno di un amore più spirituale che passionale.

Concludo questo testimonianza d'amore ai nostri amici a quattro zampe, con una denuncia, perchè l'uomo, può essere anche il peggior carnefice del cane.
L'arte contemporanea, é diventata troppo spesso una ricerca del clamore, dell'effetto fine a se' stesso, che di artistico ha ben poco e di bello ancora meno, l'importante é sbalordire, scioccare e far parlare di se'.
In quest'ottica s'inquadra la vicenda di Natividad, cane randagio sacrificato in nome di uno scempio, che qualcuno ha cercato di far passare per arte.
Il barbaro assassinio di una povera bestia, ma anche dell'arte.
Needle
lunedì 4 maggio 2009
Oggi vi regalo una rosa

E' una foto del mio giardino di qualche giorno fa ed ora la rosa è sfiorita...
Peccato!
E' questo il destino di ogni vita.
C'è un semino... nasce da un terreno fertile la pianta... poi sboccia il fiore.
Ma se sfiorisce vuol dire che sta per arrivare il tempo dei frutti...
Cavalleria Rusticana
Intermezzo della Cavalleria Rusticana sulle immagini della terrazza Mascagni di Livorno.
" Un amore così grande " Luciano Pavarotti
Queto per il raffronto con Del Monaco.
Tu che hai l'orecchio così ben educato mi potrai aiutare a capire il perché del mio giudizio sui due tenori.
Mario del Monaco - Un amore così grande (1976)
Ascolta questa Marshall, poi ti manderò anche la versione di Pavarotti.
domenica 3 maggio 2009
Mario del Monaco "Vesti la giubba" Pagliacci NY 1952
Nessun altro tenore è mai riuscito a darmi emozioni così forti.
sabato 2 maggio 2009
venerdì 1 maggio 2009
martedì 28 aprile 2009
Guardate è un pezzo di marmo.
http://www.ziche.net/Materiali/Blu/1-Azul-cielo-sodalite-macaubas-palissandro-blue-sky-bahia-acqua-marina-luise-blue.htm
Quelli del Global Worming devono aver visto questa immagine : i ghiacci si sono sciolti e il resto si desertifica.
martedì 21 aprile 2009
Anche la fotografia è arte
Oggi si dice che se “una bottiglia di latte entra dentro un museo diventa immediatamente un'opera d'arte”, questo perché l’arte contemporanea si avvale di mezzi diversi per esprimersi, uno dei quali è appunto la fotografia, anzi è proprio grazie ad essa, che ritrae perfettamente il mondo circostante, che la pittura ha potuto abbandonare la riproduzione minuziosa della realtà, per esprimersi in altre forme più fantasiose.
Gli impressionisti, per esempio, analizzavano i rapporti variabili di luce all’interno della natura con l’ausilio di una macchina fotografica, per ottenere in seguito, nelle loro opere, una migliore resa dell’atmosfera.
Il modo d’intendere la fotografia una forma d’arte, iniziò quindi nel 1890, raggiunse il suo apice nel 1910 e si diffuse in tutto il mondo, ma soprattutto in Francia, patria dell’impressionismo.
Luis Ducon du Hauron ideò nel 1889 un dispositivo per ottenere il cosiddetto “trasformismo” in fotografia (immagini alterate da specchi deformanti), che però non piacque al pubblico.
Non è facile stabilire quando la fotografia diventa arte, e non è detto che sia appannaggio solo dei grandi fotografi, vi sono al mondo dei fotografi dilettanti che scattano fotografie meravigliose.
Ed è questo il grande pregio della fotografia, il poter esprimere le proprie estro artistico, anche se non si conoscono nozioni tecniche complicate.
Chi non ha mai provato a “rubare” alla natura la sua grande maestria di pittrice di se’ stessa?
In ogni modo, per avvicinarsi all’arte, dietro alla fotografia ci dev’essere un pensiero. Deve esprimere un concetto, sociale, politico, legato al tempo in cui stiamo vivendo, inquinamento, povertà, opere umane, forze della natura, ecc. tutto può essere filtrato dall’obiettivo e può trasformarsi in arte, basta che dietro ci sia “un pensiero”.
In questo senso illuminante è la storia di una fotografa americana, Nan Golding, segnata dal suicidio della sorella, è proprio fotografando la propria famiglia e gli amici punk drogati e disperati che ha iniziato il suo lavoro fotografico, ignorato per molto anni.
Nan era poverissima, poi un giorno, qualcuno si è accorto della sua bravura perché lei, Nan Golding, era dentro il “mondo” che descriveva, la sua opera è inseparabile dalla sua vita.
Il Whitney Museum of American Art, un museo di arte contemporanea americana di New York ha realizzato una mostra su un book di sue fotografie. Nan Golding, oggi, vende moltissimo, dopo essere stata poverissima per tutta la vita. Questo perché lei ha raccontato, dal di dentro e molto bene, (senza sapere niente di storia della fotografia, dell'arte, della composizione) il mondo “estremo” in cui viveva. Oggi le sue fotografie costano cifre da capogiro, e pur non pensando minimamente di fare arte, Nan Golding è arte, perché è dentro un museo.
Needle